Rappresentazioni Stereotipate: LIDL ci Casca Ancora

Quest’articolo costituisce la seconda occasione di menzione del marchio LIDL nel blog. La prima occorrenza fu negativa, e lo è anche quest’altra. Prima di procedere, ci tengo ad anticipare che non ho mancato di notare il recente e interessante spot dedicato agli attrezzi per automobile e prossimamente parlerò anche di quello. Tornando a noi, la pubblicità che sto per trattare viene riproposta a rotazione ed è andata in onda identica già lo scorso Novembre, promuovendo prodotti diversi. Guardiamola insieme.

Nel video possiamo osservare un genitore che fa la spesa portandosi dietro un pargoletto e che ci spiega, nel frattempo, quanto sia necessario usare una certa creatività per convincere i bimbi a mangiare frutta e verdura. Meno male che c’è LIDL. Il resto dello spot è dedicato alla presentazione delle offerte operate dal famoso marchio discount su, appunto, frutta e verdura. Niente di che, giusto?

In un certo senso siamo davvero dinanzi a un niente di che. Un niente di che che, come tanti altri, mostra e rappresenta comunque qualcosa. Nello specifico, la pubblicità sceglie di promuovere le sue offerte su frutta e verdura utilizzando il setting del supermercato e puntando alla freschezza dei prodotti come potenziale incentivo al loro consumo da parte dei bambini – noti come non particolarmente amanti di questo tipo di alimento.

Ebbene, in un panorama – quello pubblicitario (e non solo, ma qui il focus è quello) – in cui, con eccezioni talmente rare che non possono far testo, è sempre la figura femminile a essere associata allo svolgimento delle attività legate all’ambiente domestico, quali la spesa, e in cui è sempre la figura femminile a essere mostrata a prendersi cura, preoccuparsi dei bambini e passare del tempo con loro, che tipo di protagonista avrà scelto LIDL per riempire il setting prescelto?

Una donna, ovviamente. Una donna che vediamo fare la spesa e che, in aggiunta, è in compagnia di sua figlia. Non manca neppure l’elemento della complicità, che viene spesso associato al rapporto madre-figli nella condivisione di momenti significativi. Uno spaccato la cui problematicità non è intrinseca, bensì è generata dall’assenza totale di rappresentazioni differenti, di una sacrosanta varietà che possa consentire di normalizzare immagini che non siano solamente quelle stereotipate.

Dov’è il padre di Ludovica?1 Come sempre da immaginarsi a lavoro e, come sempre, per la donna il lavoro che si vede è quasi esclusivamente quello domestico – e  anche in presenza di altro, quello domestico è comunque quasi esclusivamente associato alla donna anche grazie all’impegno profuso nel comunicare  una del tutto immotivata incapacità maschile relativa a queste aree (oltretutto al fine e con la conseguenza di rinforzare l’idea che vuole le donne maggiormente portate per le stesse).

LIDL

Non c’è dunque, di per sé, un problema in una donna (anche madre) che ci viene mostrata a far la spesa. Ma ce n’è uno bello grande nel fatto che la donna (quasi sempre anche madre) sia l’unico tipo di figura che ci viene mostrato in questi contesti.

Donne e uomini di ogni età hanno bisogno di essere esposti a immaginari più variegati per sviluppare modi di vedere, pensare e interpretare il mondo che siano il meno possibile influenzati dai condizionamenti degli stereotipi.

Di donne che fanno la spesa, con pargoli o senza, ne abbiamo viste fino allo sfinimento. Consentiteci di vedere altro. Fateci vedere un uomo, con o senza figli, solo o con una compagna (o un compagno, ma se si progredisce con la lentezza attuale, salvo che qualche marchio decida di distinguersi dalla così tanto amata massa non creativa e priva di spina dorsale, ci vorrà qualche decennio per arrivare a normalizzare quelle immagini) o ancora con amici, che fa la spesa, nel modo in cui può farlo qualsiasi essere umano dotato delle adeguate capacità fisiche, a prescindere dal sesso.

LIDL, che dire?
Non smetterò di tener d’occhio le pubblicità promozionali, nella speranza di notare qualche cambiamento in questa tendenza ad abbracciare gli stereotipi (che sarà, seppur solo parzialmente, possibile evincere nello spot di cui parlerò fra qualche giorno).
Per il momento, la bocciatura è confermata.

Alla prossima e, mi raccomando, occhio agli spot!


SEGNALAZIONE E COMMENTO

L’espressione dell’opinione relativa agli spot – spesso più della segnalazione degli stessi – può essere cruciale e determinante nello stimolare i marchi a muoversi verso una direzione pubblicitaria diversa, più progressista e socialmente responsabile. Poiché l’unione fa la forza, come diversi casi hanno in passato dimostrato, invito tutti a prendersi il tempo per lasciare commenti sulle pagine ufficiali e/o inviare email ai marchi interessati. A seguire, i dati per lo spot menzionato nell’articolo:


1 Il padre è sempre da intendersi come presente perché il mondo degli spot non da spazio alcuno a rappresentazioni che non siano quelle di nuclei familiari tradizionali. La mente dello spettatore medio non è portata, abituata, educata (chi pubblicizza non ritiene di poter trarre beneficio dal farlo, evidentemente) a interpretare la donna come potenziale madre single o come potenziale partner di un’altra donna.

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